Dalla località del Ceppo parte questa bella escursione, sicuramente una classica sul versante teramano dei Monti della Laga per salire al
Pizzo di Moscio, ma che oggi calcheremo per andare alla scoperta di due cime un pò meno note ed appariscenti del Pizzo, ma ugualmente
appaganti e che fanno comunque parte del novero dei “2000” che un montanaro non può e non deve mancare!!
Percorrere di primo mattino in estate gli ultimi venti chilometri di strada prima di arrivare alla località del Ceppo è già di per sé un
bel tassello della giornata in montagna: la strada si snoda tra molteplici curve in ogni direzione ed il panorama muta continuamente spaziando
sul vasto versante teramano della Laga da un lato e la lunga teoria di cime del Gran Sasso dall’altra con prospettive che mutano di continuo,
mentre curva dopo curva ci si infila sempre di più nel fitto bosco fin sotto le propaggini del Pizzo di Moscio.
Dopo un ultimo chilometro di uno stradello tra faggi maestosi si giunge finalmente al piazzale antistante il campeggio abbastanza gremito di
auto di campeggiatori, camperisti ed escursionisti nonché sparse in giro diverse postazioni per le “arrostate” che di sicuro saranno copiose
ad ora di pranzo!!
L’escursione prende avvio lungo strada brecciata sulla sinistra (quella di destra porta alla Morricana), che si lascia dopo circa duecento
metri per prendere un’ampia mulattiera che si stacca sulla destra dove un segnaletico indica il Sentiero Italia (anche “300G”) e la località
Lago dell’Orso che raggiungeremo lungo il cammino.
L’ampia mulattiera sale gradualmente con un lungo rettilineo tra due ali di altissimi alberi, dopo una netta svolta a sinistra si continua a
salire ancora per un poco sino ad un bivio (anche qui su un albero segnavia con indicazione del sentiero “300G”) dove si lascia la mulattiera
e si prende la traccia sulla destra che sale nel bosco via via sempre più rado fino ad uscirne definitivamente nei pressi della località La
Casetta da dove il panorama si apre in ogni direzione, in particolare verso il Gran Sasso ed il lungo profilo della dorsale che sale alla cima
del Monte Gorzano; anche qui una palina con indicazione altimetrica e tempi di percorrenza per alcune della località circostanti.
Fuori dal bosco la traccia prosegue in salita (qualche paletto in metallo segnavia) perdendosi ogni tanto nell’erba alta, bisogna comunque
puntare verso lo stazzo di fronte su di una collinetta che si supera e ci si trova di fronte l’ampio avvallamento della località Lago dell’Orso
animata da greggi che al mattino presto si avviano per il pascolo errante un pò in tutte le direzioni; ci si ricongiunge così alla strada
brecciata che avevamo lasciato quasi subito all’inizio dell’escursione.
A questo punto gli obiettivi della camminata sono in vista come pure la lunga salita che con pendenza uniforme porterà sotto al cono sommitale
del Pizzo di Moscio e di li con un ampio percorso in quota fino al Pelone ed alla Montagna Spaccata.
Si procede lungo un fondo ampio e quasi sabbioso contrassegnato da una teoria di ometti in pietra di arenaria fino a raggiungere la panoramicissima
località della Storna, anch’essa segnalata da una palina con diversi cartelli indicatori: ci troviamo già alla quota dei duemila, la vista spazia
lontano in ogni direzione ed una sosta è proprio d’obbligo.
Dalla Storna si staccano due tracce, una punta decisa verso l’ultimo strappo per la cima del Pizzo di Moscio mentre l’altra con un’ampia ansa
verso sud lambisce la Sella Solagna, altro bel punto panoramico, ed attraversando un paio di fossi si porta fino alla base del Pelone (paletti
in metallo con segnavia sempre evidenti lungo tutto questo tratto). Da questo punto si può abbandonare il sentiero, che prosegue aggirando il
Pelone lungo tutto il versante meridionale e puntare direttamente verso la cima che si raggiunge in breve salendo per prati e qualche tratto su
arenaria: la cima del Pelone (Meridionale per distinguerlo dall’altro omonimo, vetta secondaria della Cima Lepri) è in realtà uno spiazzo al cui
centro è il tradizionale ometto con targa; il panorama se possibile è ancora più aperto e la mole del Monte Gorzano incombe sempre di più con i
ripidissimi costoni che scendono a picco nella vallata del Tordino.
Dal Pelone si nota molto bene anche la cima della Montagna Spaccata che però non è proprio alla portata di mano, bisogna infatti scendere di un
centinaio di metri di quota in una sella per poi risalire a vista su un terreno non comodissimo fino ad agguantare le seconda cime dell’escursione.
La cosa che più colpisce dalla Montagna Spaccata è la mole incombente del Monte Gorzano da cui siamo separati solamente da un’altra sella abbastanza
più in basso: è davvero maestosa la cresta che si erge quasi in verticale sulla valle sottostante, solcata da numerosi brecciai che si alternano a
scivoli rocciosi di arenaria appena tinti di verde dell’erba. Se ci guardiamo attorno da quassù troviamo tutti gli elementi naturali della Laga ...
ci sono tutti meno l’acqua che dopo mesi di siccità è completamente scomparsa anche da questi luoghi, un pò si sente la mancanza dei caratteristici
rigagnoli luccicanti che via via in basso diventano ruscelli che riecheggiano per i fossati.
Per il ritorno non c’è che da fare la via dell’andata, a meno di girovagare attorno alla ricerca di qualche scorcio interessante in un paesaggio di
roccioni e massi erratici che qui abbondano per poi andare a ritrovare il sentiero che si era lasciato nei pressi della cima del Pelone.